Quesiti Tecnici (n.1/2012 – parte 2)

Durante un’azione, un calciatore esce dal terreno di gioco, senza avvertire l’arbitro, perché accusava un forte dolore che, poi, lo porterà ad essere sostituito. Il calciatore si posiziona (all’esterno del terreno di gioco) vicino ad una linea laterale. Un avversario segna una rete pochi istanti dopo la sua uscita, ma al momento in cui è partito il passaggio verso di lui da parte di un suo compagno di squadra si trovava in fuorigioco non considerando il calciatore uscito dal terreno di gioco mentre sarebbe in posizione regolare considerndo il calciatore uscito. Quest’ultimo deve essere considerato ai fini della rilevazione del fuorigioco? L’uscire, ad esempio, dalla linea laterale all’altezza della “propria panchina” per farsi immediatamente curare (dal massaggiatore e/o dal medico presenti sul posto e che subito porvvedono a soccorrerlo) o l’uscire dalla linea laterale opposta, dove non c’è nessuno pronto a curarlo, può portare l’arbitro a due decisioni diverse?

Dobbiamo focalizzare l’attenzione sull’interpretazione ufficiale della Regola 11, approvata dall’IFAB il 28 febbraio 2009: “Ogni calciatore difendente che esce dal terreno di gioco per qualsiasi motivo senza l’autorizzazione dell’arbitro dovrà, ai fini del fuorigioco, essere considerato sulla propria linea di porta o sulla linea laterale fino alla prima interruzione di gioco. Se il calciatore esce deliberatamente dal terreno di gioco, dovrà essere ammonito alla prima interruzione del gioco”.

Tale previsione regolamentare, chiara sia nelle formulazione lessicale sia nella logica che sta alla sua base, non consente di dare ingresso a deroghe, come avrebbe se dovesse fare riferimento ad altre “circostanze” (quali quelle citata: vicinanza alle “panchine”, soccorsi immediati…) non menzionate nella norma. Pertanto, indipendentemente dalla motivazione e dal “luogo di uscita”, un calciatore che non ha avuto l’autorizzazione dell’arbitro per allontanarsi, dovrà essere computato ai fini del fuorigioco sino alla prima interruzione di gioco.

Quesiti Tecnici (n. 1/2012)

Una squadra chiede all’arbitro di poter effettuare una sostituzione. Il calciatore titolare che sta per essere sostituito mentre, a gioco fermo, si avvicini alla linea laterale per lasciare il terreno di gioco decide di togliersi la maglia, ripmanendo “in canottiera”. Deve considerarsi questa azione una scorrettezza (al pari di quella relativa a togliersi la maglia per festeggiare un gol) da sanzionare con l’ammonizione?

Desideriamo premettere che il quesito proposto può ritenersi l’estrema “sintesi” di analoghe interpretazioni inerenti all’argomento trattato, che recentemente pare abbia suscitato “accesi” dibattiti, anche a seguito del verificarsi in più gare della situazione raffigurata.

Per sgombrare subito il campo da possibili dubbi, nei termini in cui è descritto il “fatto”, a nostro avviso, il calciatore non deve essere ammonito.

Al fine di motivare detta conclusione, ci pare opportuno, in primis, stabilire quale Regola debba considerarsi violata dal calciatore e quali conseguenze implica tale violazione. La descrizione della fattispecie verte sicuramente sull’equipaggiamento dei calciatori e, in particolare, sull’aspetto realtivo alla possibliltà che esso non sia conforme alla Regola 4. Proprio dalla lettura di quest’ultima, può evincersi che il “legislatore” non ha contemplato l’immediata assunzione di un provvedimento disciplinare per chi l’infrange, ma ha esplicitamente previsto che il calciatore non in refola sia prima intamanto a “mettere a norma” il proprio equipaggiamento e solo qualora si rifiuti venga “punito”. Il parallelo con il caso in cui un calciatore si toglie la maglia, festeggiando la segnatura di una rete, non solo ci sembra improprio, ma ci conviene della diversità tra le due situazioni: infatti, la disposizione che prevede l’ammonizione per l’atto di togliersi la maglia per esultare in occasione di una rete è successiva alla stesura, nei termini attuali, della Regola 4. Non si capirebbe, allora, quale necessità ci sarebbe stata di aggiungere un’ipotesi specifica, se questa fosse risultata giò inclusa e disciplinata “in generale” dalla Regola 4.

Quesiti Tecnici n.5/2011 – parte 4

Qualora un portiere, su un terreno di gioco molto scivoloso a causa della pioggia, blocchi con le mani, all’interno della propria area di rigore, un tiro di un attaccante e, subito dopo, a causa delle precarie condizioni del terreno, scivoli con il pallone tra le mani all’esterno dell’area, commette infrazione punibili con un calcio di punizione diretto? Esistono i presupposti della volontarietà, necessari per il provvedimento tecnico? C’è l’eventualità che l’arbitro debba ssumere qualche provvedimento disciplinare?

Questa domanda rientra un novero di temi che di tanto in tanto vengono riproposti, magari con qualche sfumatura diversa, sebbene non dovrebbero più rappresentare una problematica particolarmente intricata e/o complessa da dirimere.
LA regola 12, in realzione a quello che comunemente viene definito “fallo di mano”, stabilisce che deve essere sanzionato con un calcio di punizione diretto un calciatore che volontariamente tocca il pallone con le mani, contemplando un’esplicita eccezione per il portiere all’interno della propria area di rigore. Da tale previsione regolamentare scaturisce che, affinché si determini un fallo di mano, si devono verificare insieme due presupposti: uno, per così dire, oggettivo (ossia, il contato tra la mano ed il pallone) ed un secondo che può definirsi soggettivo (cioè, la volontà di toccare il pallone con la mano). Il fatto che il portiere goda di un privilegio (limitato nello spazio) non modifica in alcun modo quanto precede e, pertanto, non è richiesto per il verificarsi del fallo che abbia anche la consapevolezza di trovarsi fuori dell’area di rigore. E’ lo stesso portiere, difatti, che deve prestare attenzione, nell’esercizio di questa sua prerogativa, a non superare i limiti entro i quali può adoperare le mani (ovvero, la propria area di rigore), accollandosi il rischio, se il suo intervento avviene vicino ad una linea delimitante l’area di rigore, di scivolare fuori dalla stessa, soprattutto in presenza di un terreno “viscido” come quello descritto.
Per quel che concerne l’adozione di eventuali provvedimenti disciplinari, è necessario tenere ben presente la dinamica dell’azione: infatti, se il portiere effettua la parata all’interno dell’area di rigore e sullo slancio (o perché scivola) finisce all’esterno della stessa, non può dirsi che abbia interrotto in modo scorretto né un’importante azione di gioco né, tanto meno, un’evidente opportunità di sengare una rete. In questo caso, in effetti, l’azione avversaria è stata “impedita” regolarmente, avendo il portiere acquisito il possesso del pallone nel rispetto della norma, pure se subito dopo la ha infranta.
Qualora, invece, egli perdesse il controllo del pallone e tentasse di riguadaganrlo toccandolo intenzionalmente con le mani fuori dell’area (a prescindere che sappia o no dove si trovi), allora dovrebbe valutarsi l’eventuale rilevanza dell’azione, che stavolta si è stata scorrettamente interrotta.

(Fonte: L’Arbitro n.5/2011)

Quesiti Tecnici (n. 5/2011) – parte 4

Se durante un’azione di gioco, un calciatore della squadra attaccante scivola e si trova sdraiato a terra leggermente dietro alla linea di porta, fra i due pali, questo sarà logicamente da considerarsi fuori dal terreno di gioco, per cui non potrà essere in fuorigioco. Mentre questo calciatore si trova a terra, il pallone arriva ad un compagno che tira in porta, ma la palla viene respinta da questo giocatore che si trovava dietro alla linea di porta non permettendo a questa di varcare interamente la linea, come dovrà comportarsi l’arbitro?

La questione può essere risolta, per l’evidente similitudine, in analogia al principio inserito, dal luglio 2009, in modo esplicito nel Regolamento (e del quale rispetta identica logica): “Ogni calciatore difendente che esce dal terreno di gioco per qualsiasi ragione senza l’autorizzazione dell’arbitro, dovrà essere considerato, ai fini del fuorigioco, come se fosse sulla propria linea di porta o su una linea laterale fino alla prima interruzione di gioco”.
Nel caso proposto, quindi, l’arbitro dovrà assegnare un calcio di punizione indiretto per la squadra difendente dalla linea di porta (o, per essere più precisi, trovandosi in corrispondenza dell’area di porta, da un punto qualsiasi di detta area) perché il calciatore a terra, sebbene involontariamente, toccando il pallone ha partecipato “in modo attivo” al gioco.

(Fonte: L’Aritro n. 5/2011)

Quesiti Tecnici (n. 5/2011) – Parte 3

L’atteggiamento di un giocatore che fa un tentativo di toccare il pallone con la mano, senza però toccarlo, allo scopo di distrarre l’avversario che sta per riceverlo, riuscendoci a distrarlo, è punibile?

Riteniamo ormai assodato che il mero tentativo di toccare il pallone con le mani non sia punibile. Di norma, i calciatori possono fare movimenti con il proprio corpo (ad esempio, le cosiddette “finte di corpo”) per ingannare gli avversari, senza che questo possa essere ritenuto una scorrettezza. Alla luce di ciò, non ci pare di ravvisare infrazioni nella fattispecie esposta. In linea del tutto teorica (in relazione al quesito proposto), comunque, qualora l’arbitro ravveda senza dubbi l’intento di recare esclusivamente disturbo ad un avversario, disinteressandosi dell’azione e compiendo gesti contrari allo spirito del gioco potrà ritenere una simile condotta come comportamento antisportivo. In tali circostanze, ad ogni modo, non saremo mai in presenza di un fallo, ma al più di una scorrettezza.

(Fonte: “L’Arbitro”, n 5/2011)

Quesiti Tecnici (n. 5/2011) – Parte 2

Un attaccante in posizione di fuorigioco sta per ricevere un passaggio rasoterra da un suo compagno di squadra, quando intenzionalmente apre le gambe e lascia scorrere il pallone, che proseguendo la sua corsa entra in possesso di un altro compagno che al momento del lancio era partito in posizione regolare. Descritta la seguente situazione di gioco, volevo sapere quale è la decisione corretta da prendere, considerando che il difensore si trova ad un metro o comunque vicino al giocatore avversario (oppure se c’è differenza se esso sia o meno nei pressi). In questo caso si può parlare di influenzare un avversario?

Secondo quanto definito nelle Linee Guida relative alla Regola 11, “influenzare un avversario” significa impedire ad un avversario di giocare o di poter giocare il pallone ostruendogli chiaramente la visuale o i movimenti oppure fare un gesto o un movimento che, a giudizio dell’arbitro, ingannino o distraggano un avversario. Il caso proposto potrebbe rientrare nella seconda parte di tale definizione, dalla cui lettura possiamo, però, evincere che è rimessa alla discrezionalità dell’arbitro la valutazione, nella singola situazione di gioco, della influenza (in termini di “inganno” o di “distrazione”) del gesto o del movimento fatto dal calciatore in posizione irregolare. Certamente la maggiore o la minore distanza tra detto calciatore ed un eventuale avversario è uno dei parametri da tenere presente, ma non necessariamente è determinante. In ultimo, infatti, dovrà essere valutato il reale (e non il putativo) nocumento che eventualmente è stato arrecato al difendente, tenendo ben presente che nei casi dubbio dovrà darsi preminenza all’azione d’attacco.

(Fonte: “L’Arbitro”, n 5/2011)

Quesiti Tecnici (n. 5/2011)

Secondo quanto prevede la Regola 3: Se un calciatore […] rientra sul terreno di gioco senza autorizzazione […] l’arbitro (salco vantaggio) dovrà accordare “in assenza di altra infrazione, un calcio di punizione indiretto a favore degli avversari nel punto in cui si trovava il pallone”.

Mentre nella casistica n. 46 della Regola 12 si prevede: Un calciatore prende irregolarmente parte al gioco e realizza una rete. L’arbitro […] non convaliderà la rete e riprenderà il gioco con un calcio di punizione indiretto nel punto in cui lil pallone è stato toccato.

Sicuramente mi sfugge un tipo di scorrettezza, ma non capisco perché in un caso si riprende dal punto in cui era il pallone e nell’altro dal punto cui è stato toccato.

Dalla formulazione del quesito, e in particolare, dal modo in cui sono stati riportati alcuni “passi” del Regolamento, sembrerebbe presente una sostanziale e, soprattutto, immotivata differenza e/o incongruenza. Sennonché, il quesito della guida pratica citato (pagina 142 n. 46) disciplina una fattispecie “specifica” in cui l’arbitro si rende conto dell’ingresso “abusivo” del calciatore dopo che lo stesso ha segnato una rete, ossia quando il pallone non è più in gioco.

In questo determinato caso, sarebbe impossibile applicare quanto previsto dalla Regola 3 perchP l’arbitro non ha interrotto il gioco subito per ammonire il calciatore indebitamente entrato sul terreno di gioco, ma anzi non si era avveduto di ciò fino al momento in cui la rete è stata segnata (in caso contratio, avrebbe dovuto interrompere il gioco stesso non appena il calciatore interferiva con l’azione). Posto che la rete non possa essere convalidata (tranne che l’arbitro si accorga dell’irregolarità dopo che è avvenuta la ripresa del gioco con il conseguente calcio d’inizio, nel qual caso non è più possibile “tornare indietro”), ci si è chiesti da dove il gioco dovesse essere ripreso, con un calcio di punizione indiretto. Infatti, è pur vero che l’infrazione si è verificata con il pallone in gioco, ma l’arbitro non neha avuto contezza immediatamente e, pertanto, era necessario ricorrere ad una “convenzione”.

Si è ritenuto, così, di far coincidere il punto in cui il calciatore ha toccato il pannone (cosa che è certamente più agevole da determinare) con quello da cui dovrà avvenire la ripresa del gioco. Addirittura, in passato, l’IFAB aveva stabilito per tali situazioni che “convenzionalmente” il calcio di punizione indiretto si sarebbe dovuto eseguire da un punto qualsiasi dell’area di porta della squadra difendente.

Fonte: L’Arbitro, n. 5/2011

Quesiti Tecnici (n. 4/2011 parte 2)

Se un calciatore titolare o di riserva dovesse lanciare un oggetto (supponiamo anche un pallone) sul terreno di gioco e con questo colpire il pallone, impedendo “una chiara occasione da rete” alla squadra avversaria come dovrà essere ripreso il gioco? Quali provvedimenti disciplinari andrebbero presi?

Secondo le più recenti indicazioni provenienti dagli Organismi internazionali, la questione, che per certi versi potrebbe risultare complessa, va risolta alla luce di alcuni principi già consolidati (quale, ad esempio, quello del “prolungamento” e, cioè, che un oggetto – laddove lanciato – deve considerarsi come un’estensione dell’arto con cui è stato effettuato il lancio). In particolare, la FIFA ha espressamente enucleato una serie di fattispecie, tra le quali rientrano pure quelle oggetto della domanda e che riportiamo qui di seguito.

Se con il pallone in gioco, un calciatore titolare trovandosi sul terreno di gioco, lancia con le mani un oggetto o un pallone contro il pallone (di gara) colpendolo:

  • l’arbitro dovrà interrompere il gioco e ammonirlo per comportamento antisportivo o espellerlo se così facendo impedisce una rete o un’evidente opportunità di segnare una rete. L’arbitro riprenderà il gioco con un calcio di punizione diretto a favore della squadra avversaria dal punto in cui si trova il pallone quando il gioco è stato interrotto (si veda Regola 13) o con un calcio di rigore, se il pallone si trovava all’interno dell’area di rigore della squadra del calciatore reo.

Se, con il pallone in gioco, uno dei due portieri lancia con le mani un oggetto o un pallone contro il pallone (di gara) colpendolo:

  •  se l’oggetto lo colpisce all’interno dell’area di rigore del portiere, l’arbitro dovrà interrompere il gioco e ammonirlo per comportamento antisportivo. Riprenderà il gioco un calcio di punizione indiretto a favore della squadra avversaria dal punto in cui si trovava il pallone quando il gioco è stato interrotto (si veda Regola 13);
  • se l’oggetto lo colpisce all’esterno dell’area di rigore del portiere, l’arbitro dovrà interrompere il gioco e ammonirlo per comportamento antisportivo o espellerlo se così facendo impedisce una rete o un’evidente occasione di segnare una rete. L’arbitro riprenderà il gioco con un calcio di punizione diretto a favore della squadra avversaria dal punto in cui si trovava il pallone quando il gioco è stato interrotto (si veda Regola 13).

Se, con il pallone in gioco, un calciatore, inclusi i due portieri, lancia un oggetto contro il pallone con una parte del corpo diversa dalle mani, colpendolo:

  • l’arbitro dovrà interrompere il gioco e ammonirlo per comportamento antisportivo. Riprenderà il gioco con un calcio di punizione indiretto a favore della squadra avversaria dal punto in cui si trovava il pallone quando il gioco è stato interrotto (si veda Regola 13).

Se, con il pallone in gioco, un calciatore di riserva, dall’esterno del terreno di gioco, lancia con le mani un oggetto contro il pallone (di gara) colpendolo:

  • l’arbitro dovrà interrompere il gioco ed espellerlo o per doppia ammonizione, la prima per essere entrato “abusivamente” sul terreno di gioco e la seconda per comportamento antisportivo, o direttamente se così facendo impedisce una rete o un’evidente opportunità di segnare una rete. L’arbitro riprenderà il gioco con un calcio di punizione indiretto a favore della squadra avversaria dal punto in cui si trovava il pallone quando il gioco è stato interrotto (si veda Regola 13).

Se, con il pallone in gioco, un calciatore di riserva, lancia un oggetto contro il pallone con una parte del corpo diversa dalle mani:

  • l’arbitro dovrà interrompere il gioco ed espellerlo per doppia ammonizione, la prima per essere entrato “abusivamente” sul terreno di gioco e la seconda per comportamento antisportivo. L’arbitro riprenderà il gioco con un calcio di punizione indiretto a favore della squadra avversaria dal punto in cui si trovava il pallone quando il gioco è stato interrotto (si veda Regola 13).

Fonte: Rivista L’Arbitro (n. 4 / 2011)

Quesiti tecnici (n. 4/2011)

A pag. 163 del regolamento alla domanda n. 9 “Nell’esecuzione di un calcio di rigore un calciatore può arrestare la rincorsa […] e successivamente calciare il pallone nell’altra?”

La risposta è chiara “NO. […] il calciatore dovrà essere ammonito […]”.

Ciò nonostante, qualche associato ha parlato di una non meglio identificata circolare che ha modificato quanto sopra. Più di un ragazzo ha sostenuto, anche, che nei raduni regionali sono stati proiettati dei filmati dove si vede il calciatore che nell’effettuazione del calcio di rigore interrompe la rincorsa, la riprende e segna la rete (considerata valida). Altri associati hanno avuto forti dubbi su quest’ultima affermazione.

Nell’ottica di una crescente tendenza dei calciatori a “fare finte” durante l’esecuzione di un calcio di rigore per ingannare il portiere, nella scorsa stagione, l’IFAB ha ritenuto di chiarire cosa è consentito in tali casi e quale azione deve svolgere un arbitro nell’eventualità di un’infrazione. Dette decisioni sono state riportate nella Circolare AIA n. 1 del 2010/2011.

Specificamente, in merito all’esecuzione di un calcio di rigore, è stato previsto quanto segue: “fare una finta durante la rincorsa per l’esecuzione di un calcio di rigore per confondere gli avversari è consentito in quanto fa parte del gioco. Tuttavia, fingere di calciare il pallone una volta che il calciatore abbia terminato la sua rincorsa è considerato un’infrazione alla Regola 14 e un atto di comportamento antisportivo per il quale il calciatore deve essere ammonito”.

Alla luce di ciò, è stato chiesto agli arbitri di porre maggiore attenzione “all’attimo” che precede l’effettuazione vera e propria del tiro, stabilendo che ultimata la rincorsa ed essendo, quindi, il calciatore in prossimità del pallone è necessario calciarlo senza indugio o infingimenti.

Fonte: Rivista L’Arbitro, n. 4/2011

Quesiti Tecnici (n. 2/2011 parte 2)

In occasione di una riunione tecnica sezionale, si è molto discusso se sia obbligatorio ammonire in ogni caso un calciatore che ostacola il portiere avversario mentre sta per liberarsi del pallone che tiene tra le mani. Gradiremmo, quindi, conoscere il vostro parere sull’argomento.

Nei termini in cui è formulato il quesito (“in ogni caso”) la risposta deve essere negativa. L’infrazione citata (“impedire al portiere di rilasciare il pallone dalle mani”), di per sé non costituisce, infatti, una scorrettezza, ma “soltanto” un fallo. È bene che questa distinzione sia sempre tenuta presente nel momento in cui ci si chiede se un’infrazione è da sanzionarsi con un provvedimento disciplinare. Come è noto, infatti, non tutti i falli sono scorrettezze e non tutte le scorrettezze sono falli: di norma, invero, sono le condizioni e/o le modalità con le quali le infrazioni vengono compiute (se commesse sul terreno di gioco o no, se con il pallone in gioco o no, se contro un avversario o no, se con imprudenza, se interrompendo un’importante azione di gioco e così via) a determinare se un’infrazione è contemporaneamente sia un fallo che una scorrettezza.

Per tornare al caso da cui ha preso le mosse il ragionamento, può essere utile precisare, in ultimo, che in alcune circostanze (ad esempio, un intervento “imprudente” o commesso per scopi tattici, quali consentire un miglior “piazzamento” dei compagni) il fallo predetto potrà “divenire” una scorrettezza e, pertanto, in tali situazioni, l’arbitro dovrà ammonire il calciatore colpevole.

Fonte: Rivista L’Arbitro, n. 2/2011