Durante un’azione, un calciatore esce dal terreno di gioco, senza avvertire l’arbitro, perché accusava un forte dolore che, poi, lo porterà ad essere sostituito. Il calciatore si posiziona (all’esterno del terreno di gioco) vicino ad una linea laterale. Un avversario segna una rete pochi istanti dopo la sua uscita, ma al momento in cui è partito il passaggio verso di lui da parte di un suo compagno di squadra si trovava in fuorigioco non considerando il calciatore uscito dal terreno di gioco mentre sarebbe in posizione regolare considerndo il calciatore uscito. Quest’ultimo deve essere considerato ai fini della rilevazione del fuorigioco? L’uscire, ad esempio, dalla linea laterale all’altezza della “propria panchina” per farsi immediatamente curare (dal massaggiatore e/o dal medico presenti sul posto e che subito porvvedono a soccorrerlo) o l’uscire dalla linea laterale opposta, dove non c’è nessuno pronto a curarlo, può portare l’arbitro a due decisioni diverse?
Dobbiamo focalizzare l’attenzione sull’interpretazione ufficiale della Regola 11, approvata dall’IFAB il 28 febbraio 2009: “Ogni calciatore difendente che esce dal terreno di gioco per qualsiasi motivo senza l’autorizzazione dell’arbitro dovrà, ai fini del fuorigioco, essere considerato sulla propria linea di porta o sulla linea laterale fino alla prima interruzione di gioco. Se il calciatore esce deliberatamente dal terreno di gioco, dovrà essere ammonito alla prima interruzione del gioco”.
Tale previsione regolamentare, chiara sia nelle formulazione lessicale sia nella logica che sta alla sua base, non consente di dare ingresso a deroghe, come avrebbe se dovesse fare riferimento ad altre “circostanze” (quali quelle citata: vicinanza alle “panchine”, soccorsi immediati…) non menzionate nella norma. Pertanto, indipendentemente dalla motivazione e dal “luogo di uscita”, un calciatore che non ha avuto l’autorizzazione dell’arbitro per allontanarsi, dovrà essere computato ai fini del fuorigioco sino alla prima interruzione di gioco.