SONDRIO – Il 14 Settembre la FIGC ha approvato l’atteso “Protocollo in tema di violenza agli ufficiali di gara” segnando un passo storico nel rapporto tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria. Negli ultimi quindici anni molti Presidenti di Sezione, soprattutto delle realtà metropolitane, hanno inviato rapporti su casi anche gravi di violenza ai danni di arbitri, senza mai ottenere l’autorizzazione a procedere per vie legali, se non per poche eccezioni.
Infatti, fino al 14 settembre un arbitro che avesse subito un atto di violenza sul campo di gioco era obbligato – in realtà lo è tutt’ora, ma la politica di azione è sensibilmente cambiata – a comunicare una richiesta agli organi nazionali dell’AIA competenti. Solo in caso di approvazione l’arbitro poteva intraprendere un procedimento per le vie legali per ottenere un risarcimento adeguato, ora questa autorizzazione è diventata molto più facile da ottenere.
Le principali novità previste dal Protocollo riguardano l’inasprimento delle sanzioni, da un minimo di otto gare di squalifica ad un massimo di cinque anni con rischio di radiazione, che prevede anche delle sanzioni pecuniarie a carico dei calciatori colpevoli, che potranno subire delle ammende a loro carico. In caso di atti di violenza le società non potranno più godere, per la stagione successiva, della copertura delle spese arbitrali, questo significa che dovranno pagare una quota aggiuntiva all’iscrizione annuale pari ad una cifra forfettaria che risarcisca alla FIGC le spese sostenute per retribuire i direttori di gara.
Le altre due modifiche rilevanti riguardano la semplificazione della procedura per ottenere l’autorizzazione di procedere per vie legali da parte dei direttori di gara, contro il colpevole di un atto violenti nei loro confronti, e l’indennizzo agli ufficiali di gara. Questo secondo punto riguarda la messa a disposizione di un fondo per risarcire quei direttori di gara, che per qualsiasi ragione, non abbiano ottenuto di diritto un risarcimento dal procedimento giudiziario.
Il Protoccolo mira a fornire uno strumento di tutela per i direttori di gara che hanno subito atti di violenza durante la gara, perché ovviamente non basta una direttiva per diminuire drasticamente gli incidenti sui campi di gioco. Infatti, la violenza sui campi da calcio, contro arbitri e tra calciatori, potrà ridursi solo a fronte di un cambio culturale di chi popola i campionati di calcio a livello nazionale e locale.