Cento anni in un libro

SONDRIO – Il 27 agosto del 1911 al ristorante esclusivo “L’Orologio” di Milano nasceva l’Associazione Italiana Arbitri per mano di Umberto Meazza e un gruppo di sportsmen, come si definivano allora.

Una storia densa di etica e di spirito al sacrificio. “All’insegna dell’onestà, del più scrupoloso rispetto delle regole, della passione, […] e della più assoluta autonomia da tutte le altri componenti dell’universo calcistico nazionale” (Fonte: L’Arbitro, 4/2011).

A distanza di cento anni l’AIA festeggia questo indimenticabile evento con un libro nel quale sono racchiusi gli eventi più importanti susseguiti in “un secolo da protagonisti”. La pubblicazione ripercorre una storia ampia dell’Associazione, che va oltre lo sport e abbraccia punti di vista diversi: culturali, storici, politici e, naturalmente, sportivi.

A cento anni dalla sua fondazione, l’AIA ha il vanto e l’onere di essere di nuovo un organo indipendente e indispensabile per il calcio giocato. D’altronde, come ha ricordato il Presidente Nicchi all’incontro di inizio stagione, senza l’arbitro il calcio non può essere giocato.

Pene più aspre per la violenza contro gli arbitri

SONDRIO – Il 16 Settembre a Roma si è tenuto il Consiglio Federale di inizio stagione nel quale si è discusso delle misure di tutela dalla violenza contro i direttori di gara. Il Comitato Nazionale ha deliberato delle pene più aspre a tutela degli arbitri anche delle categorie regionali o provinciali.

Le nuove pene sanzioneranno i tesserati colpevoli imponendo il pagamento di un indennizzo agli arbitri, che solitamente è a carico della Federazione. “Per le condotte violente nei confronti degli ufficiali di gara, le ammende sono applicabili anche ai tesserati della sfera dilettantistica e giovanile”. Tali norme entreranno in vigore dalla stagione 2012/2013.

“L’arbitro è colui che, durante una gara, assicura il regolare svolgimento della stessa, e fa in modo che i calciatori rispettino il Regolamento” e grazie a queste nuove norme la tutela verso il direttore di gara sarà maggiore.

Ovviamente, auspichiamo che non accada mai nulla sui campi di gioco, se non di assistere a partite di calcio divertenti e in pieno spirito sportivo.

 

Un particolare augurio al nostro designatore Simone per la nascita della sua prima figlia Elena.

Quesiti Tecnici (n. 2/2011 parte 2)

In occasione di una riunione tecnica sezionale, si è molto discusso se sia obbligatorio ammonire in ogni caso un calciatore che ostacola il portiere avversario mentre sta per liberarsi del pallone che tiene tra le mani. Gradiremmo, quindi, conoscere il vostro parere sull’argomento.

Nei termini in cui è formulato il quesito (“in ogni caso”) la risposta deve essere negativa. L’infrazione citata (“impedire al portiere di rilasciare il pallone dalle mani”), di per sé non costituisce, infatti, una scorrettezza, ma “soltanto” un fallo. È bene che questa distinzione sia sempre tenuta presente nel momento in cui ci si chiede se un’infrazione è da sanzionarsi con un provvedimento disciplinare. Come è noto, infatti, non tutti i falli sono scorrettezze e non tutte le scorrettezze sono falli: di norma, invero, sono le condizioni e/o le modalità con le quali le infrazioni vengono compiute (se commesse sul terreno di gioco o no, se con il pallone in gioco o no, se contro un avversario o no, se con imprudenza, se interrompendo un’importante azione di gioco e così via) a determinare se un’infrazione è contemporaneamente sia un fallo che una scorrettezza.

Per tornare al caso da cui ha preso le mosse il ragionamento, può essere utile precisare, in ultimo, che in alcune circostanze (ad esempio, un intervento “imprudente” o commesso per scopi tattici, quali consentire un miglior “piazzamento” dei compagni) il fallo predetto potrà “divenire” una scorrettezza e, pertanto, in tali situazioni, l’arbitro dovrà ammonire il calciatore colpevole.

Fonte: Rivista L’Arbitro, n. 2/2011